Bobo Rondelli in concerto a Spazio 211, Torino - Video di Soli dal nuovo album Anime Storte”
Bobo Rondelli in concerto a Spazio 211, Torino. Il cantautore livornese Bobo Rondelli torna con il nuovo album in studio dal nome “Anime Storte”, in uscita a ottobre 2017 sulla label The Cage, a due anni di distanza dal celebrato “Come i Carnevali”, seguito dal tributo a Piero Ciampi - Video di Soli -
ToDays festival
consiglia:
Sabato 9 Dicembre 2017
Bobo Rondelli
Spazio 211
Via cigna 211, Torino
apertura porte ore 21:29
ticket 12 € + dp
Prevendite ATTIVE qui: https://toptix1.mioticket.it/Spazio211/it-CH/events/bobo%20rondelli/2017-12-9_21.30/spazio211?back=2&area=7fe9e4fa-ef9c-443c-84ac-ab48783a340f&type=ga
Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/179627242583686
Il cantautore livornese Bobo Rondelli torna con il nuovo album in studio dal nome “Anime Storte”, in uscita a ottobre 2017 sulla label The Cage con distribuzione Sony Music Italy,
Torna a due anni di distanza dal celebrato “Come i Carnevali”, seguito dal tributo a Piero Ciampi uscito lo scorso anno.
Rondelli continua a vivere la sua seconda giovinezza artistica e per comporre questo disco si fa ispirare dalla figura delle persone semplici dei giorni nostri, virtualmente ingolfati di amicizie social, ma realmente sempre più soli e alienati.
E’ proprio il singolo “Soli”, nelle radio da settembre, ad anticipare l’intero lavoro, seguito da un bellissimo video di Tommy Antonini.
Guarda il video di Soli qui sotto
La produzione e gli arrangiamenti sono affidati alle sapienti mani di Andrea Appino (The Zen Circus), nel disco anche la partecipazione di Bocephus King e Francesco Pellegrini (Zen Circus).
Questa la band che lo accompagnerà dal vivo: Fabio Marchiori, Simone Padovani, Stive Lunardi, Valerio Fantozzi e Matteo Pastorelli.
Presentazione dell’album di Saverio Tommasi:
Quando Bobo ha saputo che avrei scritto venti righe sul suo disco, e che con quelle canzoni ascoltate in anteprima avevo goduto come si gode quando si mangia la nutella con il cucchiaio, mi ha chiesto quattro volte: “Davvero ti è piaciuto?”
Non era stupito che il suo disco potesse piacere, Bobo era interessato alla verità, e non voleva rischiare di non raggiungerla: “Davvero, Saverio, ti è piaciuto?”
“Sì, Bobo. Davvero mi è piaciuto da impazzire”.
Bobo Rondelli ha una bacchettina magica, in quelle corde vocali. Le stesse con cui io al massimo gracchio un urletto del tipo “Caterina vieni quiiiii” a mia figlia, quando scappa per gli scaffali del supermercato; Rondelli con le stesse corde vocali canta il mondo e il vicolo, ma non sono le stesse corde vocali, sono le sue. Se vedi una radiografia non capisci la differenza, ma se canta è unico.
Provai la stessa sensazione quando da piccolo vidi i piedi di Maradona e poi guardai i miei. Erano così uguali – dieci dita e i pollici più grandi delle altre otto dita – che pensai sarei diventato come lui. Invece stavo in panchina anche a undici anni, al Firenze 5.
E i compagni di squadra mi chiamavano “caprone” perché mi avventavo sulla palla a testa bassa, senza l’abilità di guardare altro intorno a me che la polvere nel campo.
Bobo Rondelli si muove come un orso in una cristalleria, riuscendo a bere in tutti i bicchieri e a non romperne neanche uno; non è questione di alti e bassi con la voce, o di numero di palleggi. Rondelli sorride, deprime, mi fa commuovere come mi faceva commuovere solo De André, che scappavo di casa per andare a vederlo in concerto.
Con Bobo Rondelli non c’è bisogno di scappare di casa, sono cresciuto. Ed è cresciuto anche lui.
Mi fa ridere, Bobo, e mi fa rabbia perché riesce a portarmi dal riso al pianto nello stesso verso di una canzone, e allora mi fa sembrare scemo, volubile, influenzabile. Ecco, sì, io sono influenzabile. Lo ammetto, signor giudice, sono influenzato dalla bellezza.
Non penso possa esserci condanna più bella.
Rondelli è quella roba lì che canta. Rondelli non s’inventa, al massimo una limatina qui e una là, come quando ti prepari per il primo appuntamento, anche se non è il primo. Forse sarò io fan, che penso di conoscerlo perché conosco tutte le sue canzoni. Ma io penso davvero che se strizzassimo Bobo come si può fare con una spugna, ne verrebbe fuori un succo buono che davvero sa di Livorno, tramonti, California, mamma, amore, meglio di qui dove si sta, preoccupazioni, un’alba o due, trombata detto alla toscana, Dio, cuore, pittore, solitudine, selfie, bicchiere, io e te.
Se a Rondelli girano le palle, fa una serata da schifo. Non ne ho mai viste una, di serate da schifo di Rondelli, però me lo immagino così: “sfavato”, come si dice a Firenze. Ma pur sempre genio. Perché se a Leonardo da Vinci rubano l’Iphone con il prototipo dell’uomo vitruviano salvato sul desktop, girano le palle e il soufflé al cioccolato della moglie lo schiaccia al muro, ma rimane comunque un genio. E’ il prezzo della verità, il costo che si paga per essere se stessi. E Bobo lo paga tutto, in anticipo, per non lasciare mai conti in sospeso, solo con l’amore.
Ho finito di ascoltare il disco e ho pensato “ancora, cazzo, ancora”. Ma è giusto che finisca, non può durare per sempre. Stop. Dodici canzoni come gli apostoli. Anarchici e senza cristi. Dodici è numero pieno, come dopo aver fatto l’amore, soddisfatto ma sfiancato.
Boia, non è che puoi fare l’amore all’infinito anche se è una delle cose più belle del mondo. Come il disco di Bobo Rondelli. E ora si va a raccontarlo agli amici. L’amore e le canzoni.
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