FolkClub: sab 30 SFERRA-FERRA-DELLA PORTA TRIO - ven 29 gennaio ERIC ANDERSEN + MICHELE GAZICH

FolkClub: sab 30 SFERRA-FERRA-DELLA PORTA TRIO - ven 29 gennaio ERIC ANDERSEN + MICHELE GAZICH

AdfarmChicas per il Folk Club di Torino

presenta:

Ancora un fine settimana "importante" in Via Perrone.

Venerdì 29/01 è la volta di un nome mitico nella storia della musica americana, e non solo: l'immenso folksinger Eric Andersen. E sabato un concerto ai vertici del jazz italiano con lo straorninario Trio Visions.

Venerdì 29 gennaio è l’occasione da non perdere per ascoltare uno degli ‘originali’, uno di coloro, per dirla con le parole del poeta Allen Ginsberg, che tentarono di mettere la grande arte in un juke-box. 

Eric Andersen è uno dei fondatori della figura del songwriter come noi oggi la intendiamo, uno di coloro che, all’inizio degli anni Sessanta nel Greenwich Village, si innamorarono delle canzoni popolari, tradizionali, americane; canzoni che avevano anche un centinaio d’anni sulle spalle ma perfette nella stesura del testo e nell’accompagnamento musicale. Insieme a lui il violinista Michele Gazich, che con Andersen collabora stabilmente dal 2000. folk

Euro 18,00

Il mese di gennaio si conclude con il Trio Visions, ovvero tre veri e propri giganti del jazz italiano, fra ii migliori strumentisti oggi in circolazione nella penisola, tre autentici fuoriclasse. Fabrizio Sferra, Bebo Ferra e Paolino Dalla Porta si sono riuniti in un trio dal nome evocativo per dar vita a una musica che valica i confini di genere e stile, mischiando spesso le carte: minimalismo su tutto, a marchiare il mood generale, e poi jazz, rock, psichedelia. Il tutto crea una forma di “crossover” che diventa a suo modo unica, anche perché il “chitarra trio”, per quanto classica, è una formazione poco utilizzata in generale e ancor meno in Italia. Non è per nulla eccessivo affermare che si tratta di uno dei progetti più moderni del jazz italiano contemporaneo. Le avvisaglie si erano già notate con il primo disco del trio, dove al contrabbasso c'era Rosario Bonaccorsi. Con l'arrivo di Paolino Dalla Porta tutte le potenzialità sono esplose: melodie minimaliste, profilo armonico scarno, anzi spesso di estrema semplicità, grande spazio alle sfumature, ai suoni, alla profondità espressiva, all’improvvisazione mai fine a se stessa, sempre ricercatissima, dove le note hanno un peso specifico possente. Jazz

Euro 15,00

SCONTO 50% AI MINORI DI TRENT’ANNI SU TUTTI I CONCERTI

INFORMAZIONI PER IL PUBBLICO :

Prenotazioni tel 011537636 

www.folkclub.it

E-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Ritiro biglietti presso il Folkclub, la sera del concerto

Folk Club, Via Ettore Perrone 3 bis – 10122 Torino 

tel 011537636

 

 

Sabato 30 GENNAIO

ore 21.30 

TRIO VISIONS 

featuring:

FABRIZIO SFERRA, BEBO FERRA, PAOLINO DALLA PORTA 

Ai massimi livelli del jazz nostrano 

Euro 15,00

Siamo al cospetto di tre veri e propri giganti del jazz italiano, tre dei migliori strumentisti oggi in circolazione nella Penisola, tre autentici fuoriclasse. Si sono riuniti in un trio dal nome evocativo, per dar vita a una musica che valica i confini di genere e stile, mischiando spesso le carte: minimalismo su tutto, a marchiare il mood generale, e poi jazz, rock, psichedelia. Il tutto crea una forma di “crossover” che diventa a suo modo unica, anche perché il “chitarra trio”, per quanto classica, è una formazione poco utilizzata in generale e ancor meno in Italia. 

Non è per nulla eccessivo affermare che si tratta di uno dei progetti più moderni del jazz italiano contemporaneo. Le avvisaglie si erano già notate con il primo disco del trio, dove al contrabbasso c'era Rosario Bonaccorsi. Con l'arrivo di Paolino Dalla Porta tutte le potenzialità sono esplose: melodie minimaliste, profilo armonico scarno, anzi spesso di estrema semplicità, grande spazio alle sfumature, ai suoni, alla profondità espressiva, all’improvvisazione mai fine a se stessa, sempre ricercatissima, dove le note hanno un peso specifico possente. 

Fabrizio Sferra, prediletto dai più grandi jazzisti italiani (Enrico Rava, Enrico Pieranunzi, Rosario Giuliani, Antonello Salis, Stefano Battista, Danilo Rea, tra gli altri, con i quali ha collaborato o ancora collabora) a quasi cinquanta anni ha diretto per la prima volta un suo gruppo, con Giovanni Guidi e Francesco Ponticelli (al FolkClub nell'aprile 2009). Nella sua trentennale carriera, oltre ai già citati italiani, ha collaborato con star internazionali come Chet Baker, Lee Konitz, Mal Waldron, Joe Pass, Kenny Wheeler. Ha fatto parte di due tra i più fortunati e interessanti trii jazz italiani: lo Space Jazz Trio (con Enrico Pieranunzi e Enzo Pietropaoli) e i Doctor 3 (con lo stesso Pietropaoli e Danilo Rea).

Bebo Ferra, cagliaritano, è oggi una delle migliori chitarre jazz italiane. Ha collaborato con i più grandi jazzisti italiani: da Paolo Fresu (nel mitico ensemble Infernòs) a Enrico Pieranunzi, da Gianni Coscia a Franco D’Andrea, da Enrico Rava ad Antonello Salis, e poi Rita Marcotulli (con lei Bebo fu al FolkClub nell'ottobre 2009), Tiziana Ghiglioni, Furio Di Castri, Bruno Tommaso, Pietro Tonolo, Michael Rosen, Gianni Cazzola, Paul Mc Candless, Javier Girotto, Steve Grossmann, Maria Pia De Vito, Billy Cobham, Adam Nussbaum, Gianluigi Trovesi, e altri ancora. Notevoli anche le sue collaborazioni di confine: con gli Area e Giulio Capiozzo, con Antonella Ruggiero nel gruppo Elementi, con Andrea Parodi negli Abacada, con l’Ensemble Sentieri Selvaggi e Carlo Boccadoro nell’ambito della musica contemporanea. Ha registrato numerosi album sia come sideman che come leader o co-leader. A suo agio sia con lo strumento acustico che con quello elettrico, Ferra sa pizzicare le corde della chitarra con un misto di delicatezza e irruenza tipicamente mediterraneo.

Paolino Dalla Porta è uno straordinario contrabbassista, basti pensare che pochi mesi fa è stato chiamato da Ralph Towner e Paul McCandless a sostituire Glen Moore nei mitici Oregon. Inizialmente chitarrista, è passato al contrabbasso all'età di vent'anni, per poi non abbandonarlo più, diventandone uno dei migliori interpreti su scala planetaria. L'elenco delle sue collaborazioni fa tremare le vene ai polsi ed è praticamente la fotografia degli ultimi trnt'anni di jazz nel mondo, citiamo tra gli altri: Dave Liebman, Pat Metheny, Lester Bowie, Michel Petrucciani, Kenny Wheeler, Sam Rivers, Billy Cobham, Paul Bley, Enrico Rava, Lee Konitz, Don Cherry, Mal Waldrom, Gianluigi Trovesi, Manhu Roche, Massimo Urbani, Franco D’Andrea, Nexus 5tet, Antonello Salis, Don Moye, Paolo Fresu, Flavio Boltro, Roberto Gatto,Han Bennik, Bill Elgart, Richard Galliano, Francis Bebey, Adam Nussbaum, John Taylor, Sainkho Namtchylak, Gianluca Petrella, Bill Stewart, Uri Caine, Kenny Wherner, Avishai Cohen, John Abercrombie. Ritorna al FolkClub a poco più di un anno dal concerto di RadioLondra che lo vide esibirsi in trio con Dino Rubino ed Enzo Zirilli.

Al FolkClub Fabrizio Sferra (batteria), Bebo Ferra (chitarra acustica, classica ed elettrica) e Paolino Dalla Porta (contrabbasso e kalimba).

Venerdì’ 29 GENNAIO

ore 21.30

ERIC ANDERSEN (USA) & MICHELE GAZICH 

Dal Greenwich Village direttamente nella storia della musica, uno dei grandissimi 

È questa un’occasione da non mancare per ascoltare uno degli ‘originali’, uno di coloro, per dirla con le parole del poeta Allen Ginsberg, che …tentarono di mettere la grande arte in un juke-box… Eric Andersen è uno dei fondatori della figura del songwriter come noi oggi la intendiamo, uno di coloro che, all’inizio degli anni Sessanta, si innamorarono delle canzoni popolari, tradizionali, americane; canzoni che avevano anche un centinaio d’anni sulle spalle ma perfette nella stesura del testo e nell’accompagnamento musicale. 

L’amore per le canzoni tradizionali portò una serie di artisti a riproporle o a comporne di nuove su quello stile, ma con argomenti legati alla contemporaneità. Artisti come Joan Baez, Bob Dylan, Phil Ochs, Dave Van Ronk e appunto Eric Andersen, per citare i maggiori. I palchi dove questi artisti si esibirono furono, all’inizio, soprattutto quelli dei caffè e di piccoli teatri del Greenwich Village a New York, città che, grazie a questi artisti, ribadì ancora una volta la sua centralità nella scena musicale mondiale.

Le tematiche trattate dalle canzoni dei singer-songwriters, cioè cantautori -come si iniziò a chiamarli- erano spesso di carattere estremamente attuale, di denuncia, al punto tale che assunsero in breve una valenza politica; di certo non si esagera riconoscendo che il primo spunto per le proteste studentesche e i sommovimenti politici e rivoluzionari del 1968 fu dato proprio da queste canzoni.

Il primo album di Eric Andersen, Today is the highway, risale al . Un disco interamente in solo, un capolavoro di cantautorato intimista, grazie anche ai testi altamente poetici, che lo propone come figura primaria della scena cantautorale americana. Con il disco successivo About Changes and things del 1966, Andersen entra nell’Olimpo dei grandi: è questo il disco che contiene Thirsty Boots, brano-manifesto del cantautorato americano e uno degli inni del movimento per i diritti civili americano, inciso negli anni a seguire da decine e decine di artisti. Da allora la produzione dell’artista è stata costante e sempre di alto livello qualitativo. 

Ricordiamo almeno un album fondamentale per ogni decade della sua attività artistica: Blue River (1973), successo internazionale, molto ascoltato anche in Italia, con la partecipazione di Joni Mitchell alle seconde voci; Ghosts upon the road (1988), l’album del grande ritorno; You can’t relive the past (1999), con la partecipazione del grande Lou Reed; Beat Avenue (2001), ambizioso album doppio, forse il più importante della sua produzione, contenente una lunga suite, tra musica e poesia, che narra in termini fortemente poetici un’ossessione americana: il giorno in cui spararono a John Kennedy. Dal 2000 Andersen collabora stabilmente con Michele Gazich, che è musicista, produttore artistico, autore, compositore, scrittore di canzoni. Grazie a uno stile personale e decisamente innovativo sul suo strumento principale, il violino, che rende il suo suono immediatamente riconoscibile, Gazich, dopo numerose collaborazioni con artisti 

italiani, si è fatto apprezzare soprattutto fuori dal paese natale, con significativi e ripetuti tour in USA ed Europa, a partire dagli anni Novanta, con formazioni sinfoniche classiche e contemporaneamente legando il suo lavoro al mondo dei cantautori italiani e dei singer-songwriter soprattutto statunitensi, tra cui: Michelle Shocked, Mary Gauthier, Mark Olson, Richard Thompson, Butch Hancock, Chris Smither e molti altri. Cospicua negli ultimi anni la produzione di album di Michele Gazich di sue canzoni originali: sette album tra cui ricordiamo in particolare l’ultimo, Una storia di mare e di sangue, presentato anche al FolkClub. 

Michele Gazich, ad oggi, ha collaborato a più di cinquanta album. La collaborazione Andersen-Gazich si è espressa, oltre che più volte con grande successo sul palco del Folk Club, anche sui palchi di tutto il mondo, tra cui Billboard Auditorium a Tokyo, Beat Conference a Tangeri; Mariposa Folk Festival (Canada); Country Music Hall of Fame (Nashville); Museum of the City of New York.

Tornano al FolkClub dopo tre anni Eric Andersen (voce, chitarra, pianoforte) e Michele Gazich (voce, violino, viola, pianoforte).

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