Primi nomi della "Lineup" di Jazz Refound 2016 ... a Torino

Primi nomi della

Jazz:Re:Found 2016, Torino: finalmente è arrivato l'annuncio 'ufficiale' e i primi nomi della 9° edizione del festival. Sono tante le sorprese, gli artisti e partner eccezionali che accompagneranno il festival a Torino dal 7 all'11 Dicembre! Primi nomi: De la soul, Dj Khalab, Tony Allen, Ensi, Gogo Penguin, GrandmasterFlash, Grasso Brothers, Jacob Collier, Leon Vynehall, Luca Ltj Trevisi, Mr. Scruff, Passenger, Sadar bahar, Soichi Terada, Stump Valley, Volcov, Yussef Kamaal trio

JazzReFound
presenta:

Finalmente è arrivato:

l'annuncio 'ufficiale' e i primi nomi della 9° edizione di Jazz:Re:Found Festival.


Sono tante le sorprese, artisti incredibili e partner eccezionali accompagneranno il festival a Torino dal 7 all'11 Dicembre!

Ecco i primi nomi dell'edizione 2016 del festival:


De la soul, Dj Khalab, Tony Allen, Ensi, Gogo Penguin, GrandmasterFlash, Grasso Brothers, Jacob Collier, Leon Vynehall, Luca Ltj Trevisi, Mr. Scruff, Passenger, Sadar bahar, Soichi Terada, Stump Valley, Volcov, Yussef Kamaal trio

De La Soul (Usa, New york)
Le leggende del Hip Hop
De La Soul è un gruppo musicale hip hop statunitense, emerso negli ultimi anni ottanta e che ha fatto scuola nella definizione del genere alternative hip hop, noto in particolare per aver innovato lo stile jazz rap. Posdnuos, Trugoy the Dove e Pasemaster Mase misero in piedi il gruppo mentre frequentavano le scuole superiori e attirarono l’attenzione del produttore Prince Paul grazie a una registrazione demo della canzone “Plug Tunin'”.
Il loro album di debutto, 3 Feet High and Rising, ottenne sensibili successi di critica e fece guadagnare al gruppo la fama di hippie a causa del messaggio pacifista. In breve divennero capofila dei Native Tongues Posse, un movimento politico e musicale composto da diversi artisti hip hop Afroamericani, insieme a A Tribe Called Quest, Black Sheep, Queen Latifah, Jungle Brothers e altri. Me Myself and I è probabilmente il loro maggiore successo, e consolidò ulteriormente la popolarità del gruppo.
Il secondo album dei De La Soul, De La Soul Is Dead (1991) ottenne giudizi alterni da parte della critica e non andò troppo bene neanche nelle vendite. Buhloone Mindstate del 1993 e Stakes Is High del 1996 videro il gruppo evolvere verso un nuovo suono, che sebbene ancora non raggiunse un successo commerciale, contribuì ad affermarli come figure di riferimento dell’Hip hop alternativo.
Quattro anni dopo, i De La Soul fecero un ritorno sulla scena con il primo di una serie di tre album, intitolato Art Official Intelligence: Mosaic Thump. Nel 2005 parteciparono al progetto Gorillaz di Damon Albarn collaborando alla canzone Feel Good Inc. con la quale hanno anche vinto il premio di miglior collaborazione maschile in un brano pop ai Grammy Award.
A maggio 2013 tornano con Get Away primo singolo del nuovo album previsto per la fine dello stesso anno. Il 26 Agosto 2016 viene pubblicato il nono album in studio And the Anonymous Nobody…, con diverse collaborazioni con artisti della musica black, tra i quali Usher e Snoop Dogg, e non solo, come Damon Albarn. La realizzazione del disco è stata interamente finanziata tramite la piattaforma si crowdfunding kickstarter.

Grandmaster Flash (Usa, New york)
L'icona vivente dell'Hip Hop approda a Torino
“It’s like a jungle sometimes, It makes me wonder how I keep from going under”.
Parte così The Message, uno dei pezzi più importanti della storia dell’hip hop,  uscito nel  ’82 e facente parte dell’omonimo disco di Grandmaster Flash and The Furious Five. Una giungla dalla quale Grandmaster Flash è partito ormai più di trent’anni fa per dare vita ed innovare, continuamente, il mondo dell’hip hop e più precisamente quello del djing con la sua tecnica sopraffina nel cutting, scratching e mixing.
E’ stato il primo artista hip hop della storia ad entrare nella prestigiosa Rock ‘n’ Roll Hall of Fame, oltre ad aver vinto un Grammy Award nel 2011 e l’award I Am Hip Hop di Bet, famoso network televisivo americano specializzato in black music.
Grandmaster Flash è senza ombra di dubbio un personaggio fondamentale per l’hip hop, avendo contribuito attivamente con i suoi dischi e le sue collaborazioni alla nascita e alla diffusione di questa cultura: la sua abilità con i giradischi poi ha portato ad una vera e propria rivoluzione, trasformati per la prima volta in un vero e proprio strumento musicale che, uniti alla sua innata capacità di far saltare l’audience in tutto il mondo, ha reso i suoi set leggendari.

Tony Allen (Nga, Lagos)
Segni di Afrobeat
Tony Oladipo Allen (Lagos, 1940) è un batterista nigeriano. Come batterista e direttore musicale ha collaborato con il gruppo Africa 70, dal 1979 al 1989, insieme a Fela Anikulapo Kuti. Nel 1984 si è trasferito a Londra e successivamente a Parigi. Ha lavorato con King Sunny Adé, Ray Lema, Manu Dibango e non solo.
Nel 2002 appare nella compilation Red Hot and Riot stilata dalla Red Hot Organization. Nel 2004 ha registrato con Sébastien Tellier sull’album Politics. Nel 2006, insieme a Damon Albarn, Paul Simonon e Simon Tong, ha realizzato l’album The Good, the Bad & the Queen. Nel 2007 collabora con Charlotte Gainsbourg (in due tracce dell’album 5:55) e con gli Air (in Once Upon a Time).

Mr. Scruff (Uk, Macclesfield)
Friendly bacteria
Come Dj, Andy Carthy meglio conosciuto sotto lo pseudonimo di Mr. Scruff, è un acrobata che riesce a destreggiarsi tranquillamente tra soul, funk, hip hop, jazz, reggae, house, funk e qualsiasi altro genere possa venire in mente a qualcuno. Sotto le vesti di producer la sua musica rispecchia esattamente questa sua abilità di attingere da tutti i bacini musicali possibili.
Il primo incontro con una consolle dj è stato a 12 anni, quando un suo amico ha deciso di fargli sentire alcuni LP di musica elettornica dello zio, l’ascolto di Crucial Electro Volume 1 gli apre un mondo e gli fa nascere la voglia e la passione di cominciare a fare il DJ. Non gli ci vuole molto per cominciare a creare i suoi primi mixtapes, ispirati ai suoi ascolti e ai vari show radiofonici in onda su Piccadilly, Radio Lancashire & Southside che lo hanno immerso nei diversi generi musicali in cui ora ama tanto spaziare.
Dopo anni passati a creare show in tutte l’Europa e il Regno Unito, finalmente firma per la Ninja Tune e, il suo album d’esordio, Keep It Unreal, arriva l’anno successivo. Seguono anni di live, dj set e show in cui smette di adattarsi alle politiche dei vari club e comincia a dar vita ai suoi famosi dj set in cui ogni genere musicale ha la possibilità di emergere tra gli altri. Nel corso degli anni produce altri album che lo consacrano sia Arriva il 2013 e finalmente arriva l’ultimo lavoro di Mr. Scruff, Friendly Bacteria, in collaborazione con Denis Jones, Matthew Halsall, Phil France, Vanessa Freeman & Robert Owens.
Per tutta la notte, uno speciale Audio & Video Set, accompagnerà l’eclettica selezione fra jazz, soul, hip hop, funk, disco, deep house, dub e moltissime altre rarità di cui solo Official Mr Scruff è in grado di miscelare in un flusso inarrestabile e rigorosamente in vinile! Aspettatevi una serata indimenticabile.

Sadar Bahar (Usa, Chicago)
Soul in the hole
Sadar Bahar è molto più di un Dj. Sadar Bahar è un pezzo della storia di Chicago, dei suoi club e delle sue sonorità. È difficile etichettare il sound di questo artista, perché come lui stesso ha dichiarato: “Mentre tutti i dj andavano da una parte, io ho scelto una direzione diversa”.
E questa strada lo ha portato a creare uno stile tutto suo, ribattezzato “Soul in the hole”. Un mix di tecnica ed estetica che affonda le radici nella classica deep house, ma che Sadar Bahar ha arricchito con sonorità riscoperte grazie alle lunghe ore passate nei piccoli negozi di dischi per scovare i suoni dimenticati e le tracce snobbate dai colleghi, troppo distratti dalle nuove influenze. Una caccia ossessiva, che lo ha portato a essere un vorace collezionista di vinili: pare che ne abbia stoccati ben quattordicimila.
Bahar è stato definito da uno come Theo Parrish “il dj dei dj”, insomma musica calda, seducente, piena di melodie cosmic e vodoo funk. Una goduria assoluta. Con lui ci si sente sempre un po’ là dove tutto ebbe inizio: al Paradise Garage.

Yussef Kamaal Trio (Uk, Londra)
Black focus
In cima alla nuova ondata jazz-funk britannica, la coppia capitanata da Yussef Dayes (batteria) e Kamaal Williams (polistrumentista conosciuto anche con il soprannome di Henry Wu) ha recentemente fatto sold out in innumerevoli show al Ronnie Scott’s di Soho, alla St James’s Church di Westminster nonché in leggendarie performance per la Boiler Room e i Worldwide di Gilles Peterson.
Grazie agli elogi illustri di artisti del calibro di Bonobo, Lefto, 4Hero e Alexander Nut, il progetto Yussef Kamaal è destinato a diventare ben presto un punto di riferimento della scena jazz internazionale.
Dai ronzii jungle, “sporchi” e infarciti di broken beat di Londra passando per le reminiscenze teen delle prime gigs tra i quartieri di Peckham e Camberwell, l’attesissimo album di debutto del progetto Yussef Kamaal (Black Focus) uscirà il 4 novembre per la Brownswood Recordings di Gilles Peterson.

Gogo Penguin (UK, Manchester)
Elettronica, jazz e musica classica
Ormai celebri grazie a performance di grande successo che dalla città natale li hanno portati ai palcoscenici di Londra, Parigi e Montréal, i tre – che hanno nel curriculum anche una nuova colonna sonora per il film-mito Koyaanisqatsi – si indirizzano ad un pubblico trasversale, che spazia dagli appassionati di jazz ad una audience più giovanile e più solita a pensare alla musica senza distinzioni e barriere fra i generi. Le linee melodiche del pianista Chris Illingworth, d’influenza classica, vengono filtrate dall’energia “dance” del bassista Nick Blacka e dal batterista Turner.
Ma non c’è un vero leader: ogni membro del gruppo s’ispira agli altri e ne adotta le idee. Se la strumentazione è quella archetipica del trio di pianoforte, con idee influenzate dal jazz e dalla musica classica, i loro ritmi sono di netta ispirazione elettronica. Da questo incontro fortunato è scaturito un suono unico e si presentano al pubblico con un affascinante repertorio di grande ricchezza emotiva. Un sound che è stato descritto come “elettronica acustica”, un termine che riassume perfettamente il loro modus operandi. “Molti dei pezzi di questo album sono iniziati come composizioni elettroniche che ho creato con sequencer come Logic o Ableton”, afferma il batterista Turner, “li ho poi proposti alla band trovando il modo di riprodurli acusticamente”.
Le influenze apparentemente disparate di elettronica, jazz e musica classica nel DNA musicale dei GoGo Penguin risaltano in un suono immediatamente riconoscibile e convincente. Il gruppo si affaccia alla ribalta con il nuovo album uscito il 5 febbraio 2016 su etichetta Blue Note.

Dj Khalab (Ita, Roma)
Tra radici e futuro
Con Khalab & Baba, Dj Khalab e Baba Sissoko danno nuova spinta a quel continuo incontro tra Africa e Occidente che, da più di un lustro, va distillandosi nel mondo dell’elettronica del dopo dubstep, e non solo. Se il nome di Baba Sissoko non è nuovo a molti, tanto da essere considerato una delle figure chiavi della cultura musicale del Mali (già affrontata nel 2002 da Damon Albarn in Mali Music), è ancora da decifrare la figura di Raffaele Costantino/dj Khalab, producer calabrese di poche parole ma ben inserito all’interno del fiorente circuito afrofuturista italiano, che vede nei vari Populous, Clap! Clap!, ma anche il recente Go Dugong di Novanta, alcuni dei nomi di punta. E proprio nel Tayi Bebba di Crisci, Costantino esordisce tutt’altro che in punta di piedi, ricambiando il favore nell’EP Eunoto pubblicato lo scorso marzo, che si muoveva con disinvoltura in un intrigante flusso di hip hop, bass music e dubstep d’annata dall’energico piglio afro.
Nella nota stampa, Khalab ha parlato della sua collaborazione con il griot – figura tipica dell’Africa Occidentale che assomiglia al cantastorie medievale – come di un conoscersi entrambi, con l’uno che studia e apprende la cultura dell’altro, spesso allontanandosi dalle proprie certezze per pura curiosità.
Oltre ad alcuni live, buona parte del lavoro la fa l’organizzazione Intersos, che commissiona ai due la composizione del brano Bognya – accompagnato da un videoclip – per lanciare la campagna #Europasenzamuri. Proprio nelle esibizioni davanti al pubblico prende forma il disco, tra improvvisazione e idee acerbe, successivamente rifinito all’interno degli studi di registrazione, con i due musicisti che lavorano a distanza inviandosi a vicenda i file.

Soichi Terada (Jpn, Tokio)
Echi dal Sol Levante
Soichi Terada si avvicina all’hip hop ed all’house music sul finire degli anni ’80, con uno spirito nerd sincero, a lui interessa la tecnologia, utilizza i campionatori, ci gioca, li esplora sondandone le potenzialità, poi ha una naturale predisposizione all’estetica house, e quello che esce fuori in quegli anni viene immortalato in alcune introvabili release che il giovane produttore si stampa da solo sulla sua Far East Recordings.
Sono pochissimi a suonare quelle gemme nei loro set, pochi ma acuti collezionisti di musica giapponese, perché si, quello è un universo a parte, oggi reso umano e raggiungibile da una piattaforma come Discogs e con il web in generale, ma negli anni in cui tutto nasceva rimaneva appannaggio di quelli che avevano veramente una marcia in più e che riuscivano ad ottenere qualche copia di quei dischi che fuori dal Giappone giravano solo in mani importanti. Mani come quelle di Larry Levan che venne in possesso di un mostruoso brano come Sun Shower, prodotto da Terada con la voce della pop-singer Nami Shimada  e stampato inizialmente in pochissime copie promozionali che diventano un caso quando iniziò a girare qualche registrazione di alcuni mix di Levan che contenevano il pezzo. Nel 2004 la Crème Organization riesce ad ottenere i permessi per ristampare il brano e lo pubblica in un Ep dove oltre alla versione vocale inserisce due strumentali ed un ulteriore remix da parte di Legowelt.
Terada però è un uomo genuino, non spinge sui tasti caldi, non ha quell’occhio cinico che molti avrebbero sfruttato per metter su una carriera di successo, lui va avanti e si adopera per metter a frutto le sue capacità in campo musicale, inizia a scrivere colonne sonore, e lo fa per dei videogames. Ha talento, ne ha a tal punto che la Sony Music lo mette sotto contratto per le musiche ed i suoni di Ape Escape (storico gioco per Playstation pubblicato nel 1999) e nel frattempo manda avanti la sua Far East Recordings, pubblicando una serie di CD e vinili di musica elettronica downtempo, Synth Pop, Chiptune, ovvero tutti quei suoni che sembrano fotografare il ventaglio di colori del Giappone in una resa molto più fedele e realistica di quelle angeliche parentesi House che sembrano più un isolato momento di elevazione piuttosto che un assimilata estetica.

Leon Vynehall (Uk, Pembury)
Music for the Uninvited People
Nativo di Brighton, ma di stanza a Portsmouth, con un solido retroscena di pubblicazioni “minori” nel corso degli ultimi anni (interessante tra i tanti il Rosalind Ep dell’2013), il giovane producer possiede idee ben chiare, uno sguardo interessante e una voglia di mettersi in gioco che, se da un lato lo porta ogni tanto a strafare, dall’altro mette in chiaro che non è proprio tipo da prendere alla leggera.
Il doppio dodici pollici con cui esordisce sulla lunga durata, Music For The Uninvited People (2014), rende finalmente palese quanto appena detto, mettendo un minimo d’ordine in una discografia finora del tutto dispersiva, ma soprattutto consentendo di apprezzare con la dovuta organicità tutta la personalità del suo firmatario, che con la restante carovana UK-dance ha ben poco a che spartire, per tutta una serie di motivi. Ispirato dai documentari della National Geographic sui rituali d’accoppiamento delle paradisee (per quanto lontano come riferimento), Rojus  (2016) il nuovo album di Leon Vynehall approfondisce il gusto per la rifinitura ritmica e il collagismo sonoro già ben inquadrato nel primo lavoro, donando però loro nuovo spessore e intensità, nonché un calore del tutto inedito, a tratti non proprio così distante dal suonare pop.
Lungi dall’accostarsi anche stavolta allo scenario Uk-house, che ha dominato per tre anni buoni il panorama dance inglese, la proposta del producer britannico riesce comunque ad ammorbidirsi e a rendersi più accessibile, lavorando di fino sui suoi elementi cardine, dai quali ancora emerge tutto l’interesse per pattern ad incastro e progressioni a carburazione lenta.

Volcov (Ita, Verona)
This is Sounds Familiar
Nonostante molti dibattiti, ormai obsoleti, in pochi si soffermano sulla globalità artistica di un dj che rifugge da ogni catalogazione stilistica, condividendo invece una cultura inter genere, trasversale a mode e tendenze, facendone una forma mentis e contribuendo attivamente allo sviluppo della stessa. In questo incontro, abbiamo dato voce a colui che da sempre incarna a pieno questa missione: Volcov.
Questi, a dispetto del suo fare mite e quasi distaccato, attraverso la sua musica riesce a trasmettere un’energia trascinante, un alfabeto invisibile alle parole e capace di controbattere qualsiasi negatività. Che lo si ascolti in un club o attraverso le sue produzioni, divise principalmente tra le sue Archive Records e Neroli Productions, Volcov trova sempre il modo di sorprendere con la sua arte, che mossa dalla passione, non si lascia schiavizzare dai limiti oggettivi della vita umana, creando un’esperienza memorabile.

Ensi (Ita, Torino)
Hip Hop made in Italy
Jari Ivan Vella, meglio conosciuto come Ensi, è un rapper italiano, componente del gruppo musicale OneMic insieme al fratello Raige e al rapper e beatmaker Rayden.
La sua carriera comincia nel 1999, con varie collaborazioni in diversi progetti, ma la svolta arriva nel 2003 quando, con il fratello Raige e l’amico Rayden fonda i OneMic. In quello stesso anno partecipa alla gara di freestyle nazionale Tecniche Perfette, arrivando secondo contro Mondo Marcio. È con i OneMic che esce il primo disco di Ensi, Sotto la cintura, prodotto da La Suite Records.
Oltre al disco, Ensi continua con le gare di freestyle, partecipa alla convention 2theBeat sia nel 2005 che nel 2006. Nel 2005 vince l’accesso alla finale nazionale contro Kiave, e nella finale nazionale ha la meglio su Clementino. Nel 2009 esce Donercore EP, prodotto da DJ Nais e Big Fish per Doner Music e composto da quattro brani, di cui uno realizzato in collaborazione con Raige. Il 18 gennaio 2010 è uscito per il download gratuito sul sito YouPush.it il singolo di Big Fish Generazione Tuning, creato in collaborazione con Vacca ed Ensi, seguito dal videoclip ufficiale.
Sempre nel 2010, viene pubblicato il secondo EP di Ensi, intitolato Equilibrio. Nel marzo del 2011 viene pubblicato dalla Doner Music il secondo album degli OneMic, intitolato Commerciale. Nel gennaio del 2012 Ensi firma un contratto con l’etichetta discografica indipendente Tanta Roba, fondata da Gué Pequeno dei Club Dogo e DJ Harsh. Due mesi più tardi, il rapper partecipa al programma incentrato sul freestyle, MTV Spit, in onda su MTV e condotto da Marracash.
Ensi arriva in finale sbaragliando tutti gli altri concorrenti e il 4 maggio, battendo Nitro, viene decretato vincitore dai giudici J-Ax, Mastafive, Niccolò Agliardi e dallo special guest Filippo Timi per la forza comunicativa, la tecnica, il talento dell’improvvisazione nel raccontare la più stretta attualità. Il 5 maggio ha partecipato ai TRL Awards.
Nel dicembre del 2013 Ensi ha lasciato la Tanta Roba per firmare un contratto discografico con la major Warner Music Group. Da settembre 2015 è divenuto il conduttore insieme a Emis Killa su Radio Deejay del programma radiofonico One Two One Two dedicato all’hip hop e alla musica rap.

Luca Ltj Trevisi (Ita, Bologna)
Italian Disco legend
Luca Trevisi ha iniziato la sua carriera di producer negli anni ’80 come dj resident in due dei club italiani più famosi del tempo: il Kinky di Bologna e il Cap Creus di Imola. E’ stato uno dei primi DJ italiani di House a riproporre i classici di black music, jazz e latin-bossa degli anni ’70 che alla fine dello stesso decennio avrebbero dato vita al movimento acid jazz e rare groove.
Il suo primo singolo insieme a Kekkotronics nel 1988 intitolato First Job è stata anche la prima release della IRMA records di Bologna. Durante i primi anni ’90 Trevisi realizza un paio di singoli in una sorta di stile pre-breakbeat: Dont Stop The Sax, uscito in tutta Europa, e Funky Superfly; ha anche prodotto il singolo Going In Circles della cantante americana Tameka Starr, sempre per la IRMA records, diventato un classico in campo Downtempo/R&B.
Nella seconda metà degli anni novanta Luca inizia a produrre bands Acid Jazz come Bossa Nostra, e Live Tropical Fish. Il primo album dei Bossa Nostra ha avuto come ospite speciale Vicki Anderson e ancora oggi è considerato uno degli album di acid jazz più importanti a livello europeo.
Negli anni successivi si è concentrato sullo sviluppo della sua attività di collezionista e mercante di vinili rari, che gli ha dato la possibilità di entrare in contatto con DJ provenienti da tutto il mondo e di scoprire molti gioielli dimenticati degli anni passati.
Dalla metà del 2000 ha iniziato una nuova ed incessante attività di produzione in cui spiccano i progetti Small World Disco e SuperValue, riferimento assoluto per la nuova scena disco edits mondiale. Inoltre, Luca Trevisi è stato tra i più celebri special guest dell’incredibile one night vercellese Boogie Nights.

Grasso Brothers (ita, Bologna)
We know how to Boogie
Compilato dall’italiano DJ e collezionista di vinili rari Gino Grasso, coadiuvato dal fratello Federico, We Know How to Boogie è una gioiosa raccolta delle più belle – e dimenticate – tracce dance, disco e soul degli anni ’70 e ’80. Genuino disco don, Gino ha collezionato musica per oltre 30 anni e ha dato ad artisti come Kenny Dope e Dimitri from Paris diverse perle rare. Partendo dalla sua Bologna e poi in giro per l’Italia, grazie a conoscenza, passione e la sua musica, Gino ha finito con l’esibirsi in club underground di tutto il mondo, inclusi il Le Souk di New York e il Bussey Building di Londra.
Molti dei brani inclusi in We Know How to Boogie sono brani-firma di DJ come Phil Asher, Sadar Bahar, Joe Davis e Daniele Baldelli, difficilmente ascoltabili fuori dai loro dischi. Con alcuni esclusivi editing dei Grasso Brothers, We Know How to Boogie è pieno zeppo di hit perfette per la pista da ballo.
Tracce meno conosciute, rimasterizzate da eccessivamente costosi vinili di William Barlak, Living Colour e Carol Meriwether, si inseguono fino all’oscuro e meraviglioso brano disco del franco-canadese Black Sun, in quello che può essere descritto come una celebrazione musicale unica e imperdibile.

Stump Valley (Ita)
Take a leap into the unknown
Gli Stump Valley si formano dalle ceneri di vecchi progetti. La Stump Valley è un vecchio e grazioso posto in collina, dove cervi e cinghiali corrono liberi per le strade. È in questa valle dove viene prodotta la maggior parte della loro musica. “Dopo diversi anni passati a suonare e produrre sotto diversi moniker, abbiamo deciso di trasferirci nella nostra casa-studio insieme ad una grande collezione di dischi da cui samplare, un posto senza internet e senza tv. Li hanno vissuto per 2 anni producendo musica, cercando di creare qualcosa fuori dal tempo, con un sound vecchio ma concepito con modernità“.
Dunque non si sa chi sono, né da dove vengono, ma si è capito da tempo dove vogliono arrivare: due uscite all’attivo, releasate però da due colossi come Rush Hour e Off Minor, label gestita e creata da Jordan dei Juju & Jordash, recentemente ritornata alla ribalta grazie al volume 2 della raccolta firmata Move D The KM20 Tapes (1992 -1996).
Un pedigree, quello del progetto housey Stump Valley, già di tutto rispetto e destinato a quanto pare persino a crescere negli anni.

Passenger (Ita, Torino)
Jazz:Re:Found hero
Appassionato collezionista di dischi e dj, ama condividere con il dancefloor ogni groove che lo coinvolge: dalla prima passione per la Detroit techno e l’electro delle origini, alla disco americana più uplifting, dai groove scarni ed efficaci di Chicago, alle incursioni nei ricchi ritmi broken beat e jazz-funk, mantenendo un gusto personale e ‘soul’ e proponendo spesso dischi rari e particolari e fuori dalle mode del momento.

Dal lato della produzione musicale ha pubblicato per diverse etichette tra cui l’inglese Ai Records e la nostrana Eclipsemusic, mentre sono in arrivo due nuovi 12” per Electronique e Tabernacle Records. Propone la sua musica in live set con Marco ‘xluve’ Schiavone, progetto che lo ha portato sui palchi di diverse città e festival italiani ed europei.

Infine collabora e produce musica anche con altri progetti, quali Les Fleurs USB e il collettivo Tacuma Orchestra Elettronica. Dal 2011 gestisce con Marco ‘xluve’ l’etichetta discografica Icon Of Desire, un personale manifesto sonoro dedicato all’elettronica più ispirata e alle esplorazioni spaziali, tema di fondo che unisce innumerevoli pietre miliari della musica jazz ed elettronica del passato e del presente.

Website: www.jazzrefound.it

Ticketline Mailticket: http://bit.ly/2cY96rM

Tickets
Super early Bird jazzrefound
Accesso prioritario a tutte le performances a Torino
€ 45,00 + D.P.
Con il Super Early Bird accedi a tutti i live e dj set in tutte le sedi di Torino dal 7 all’11 Dicembre, in più hai la precedenza e salti la coda all’ingresso.
Note: Nel pass Non è incluso il concerto dell’Anteprima JazzReFound con Jacob Collier, che sarà a Milano l’8 Novembre.
Compra su MailTicket: http://www.mailticket.it/rassegna-custom/51/jazz-re-found-festival-2016-torino

Jacob Collier - Jazz:Re:Found 2016 Milano-Torino
L'anteprima a Milano dell'edizione 2016 di Jazz:Re:Found
A partire da € 26,25 + D.P
Il biglietto dà l’accesso al Teatro dell’Arte di Milano per la perfomance dell’enfant prodige rivelazione dell’anno.
Biglietti per posti in Platea, Galleria e Balconata
Compra su VivaTicket: http://www.vivaticket.it/ita/event/jacob-collier-bill-laurance/86792

Jacob Collier (Uk, Londra)
Enfant prodige dell'anno
Jacob Collier, uno dei musicisti della nuova generazione più caratteristici, inventivi e prodigiosi di tutto il mondo. Nato e cresciuto a Londra, Jacob prende inspirazione sin da piccolo da molti generi musicali – la sua musica combina elementi di Jazz, A cappella, Groove, Folk, Trip-hop, classica, brasiliana, Gospel, Soul e Improvvisazione (per citarne alcuni), che culminano nel creare il mondo di “Jacob Collier”.
Jacob è cresciuto in una famiglia di musicisti affinando le sue idee musicali sin da molto giovane. Ha sfruttato il mondo di internet per condividere il suo singolare talento creativo, diventando meglio conosciuto per i suoi video su YouTube nei quali faceva musica dalla sua cameretta sdoppiandosi svariate volte come se molti Jacob suonassero contemporaneamente uno strumento diverso.
Per tutto il 2015 Jacob ha collaborato con Ben Bloomberg al MIT Media Lab di Boston nella progettazione e costruzione di uno spettacolo che riuscisse a mettere Jacob nella condizione di poter passare da uno strumento all’altro durante le sue performance live proprio come fosse una band composta da diversi elementi. La parte visiva a quel punto diventava centrale per la riuscita dello spettacolo. Un modo di fare musica dal vivo, su un palco, che non aveva precendenti. Jacob ha debuttato con questo spettacolo al Montreux Jazz Festival, aprendo per Herbie Hancock e Chick Corea.
Dopo aver assistito il pre-debutto al Ronnie Scott Jazz Club di Londra, il Guardian lo definisce “il nuovo messia della musica jazz” e la rivista Jazzwise scrive “il futuro della musica”.
Ultimamente Collier sta lavorando su vari arrangiamenti per diverse orchestre e band di alto profilo in giro per il mondo. Seguiranno una serie di collaborazioni in alcune uscite discografiche come Snarky Puppy’s Family Dinner Vol. 2 e Take 6.
Dopo il lancio dei primi due singoli Flinstones e Hideway, lo scorso 1 Giugno è uscito il terzo singolo, Saviour tratto anch’esso dal suo album di debutto In My Room. L’album è uscito a luglio ed ha avuto subito un grande successo.

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