SAINKHO NAMTCHYLAK (Tuva) con LIYA AG ABLIL e SANOU AG AHMED (Mali) al Folk Club di Torino
Adfarmchicas, stampa per Folk Club Torino
presenta:
DOMENICA 17 APRILE
ore 21.30
SAINKHO NAMTCHYLAK (Tuva)
featuring: LIYA AG ABLIL "DIARA" e SANOU AG AHMED (Mali)
Il fantastico incontro tra la voce siberiana di Sainkho e le chitarre del deserto maliano
CONCERTO ECCEZIONALE
Euro 25,00
Si aggiunge in extremis alla nostra stagione una perla rilucente, un concerto eccezionale. A quasi dieci anni dalla sua ultima apparizione al FolkClub e a otto anni esatti dalla sua partecipazione alla nostra festa del Ventennale al Teatro Regio, ritorna la formidabile e inimitabile voce tuvana di Sainkho Namtchylak, e lo fa in una formazione straordinaria, accompagnata da due tra i migliori strumentisti maliani, già membri di Tinariwen e Terakaft (protagonisti di un indimenticabile concerto a Maison Musique sei anni fa): Liya Ag Ablil "Diara" e Sanou Ag Ahmed. Questo fantastico incontro musicale nasce dal vecchio desiderio di Sainkho di confrontarsi con i musicisti nordafricani, ed è stato possibile grazie al produttore, plurinominato e vincitore di un Grammy Award, Ian Brennan (TV on the Radio, Flea, Tinariwen, Lucinda Williams, Los Lobos, Nels Cline dei Wilco, Bill Frisell, Dirty Dozen Brass Band, Jonathan Richman, Richard Thompson sono solo alcuni degli artisti che si sono affidati a lui per la produzione dei loro dischi). Sainkho e Ian si sono dati appuntamento con la sezione ritmica dei Tinariwen in Francia, riuscendo in una manciata di concitate giornate a scrivere e registrare al volo materiale persino per un doppio album, dando luogo a un magico incontro tra due popoli ricchi di tradizioni nomadi, che, seppur provenienti da continenti del tutto diversi, hanno facilmente trovato ispirazione in un terreno di dialogo comune ma soprattutto unico e rappresentativo delle loro realtà musicali, sociali e culturali, entrambe protagoniste di lotte per la sopravvivenza.
'Like A Bird Or Spirit, Not A Face', è il titolo del disco così realizzato. Con la voce della più famosa cantante gutturale del mondo al timone del progetto, la collaborazione si è spinta oltre nuovi confini miscelando atmosfere volte alla creazione di un singolare quanto etereo equilibrio che non ha eguali, come dimostra l’esperienza creativa personale vissuta dai tre artisti coinvolti. Cantato in lingua tuva, russa e inglese, la musica di Like A Bird Or Spirit, Not A Face, spazia dal punk-rock della steppa agli affascinanti suoni ripetitivi e dilatati tipici del “blues del deserto”, offrendoci anche ballate dal tono epico.
Sul palco del FolkClub per un concerto assolutamente imperdibile Sainkho Namtchylak (voce), Liya Ag Ablil "Diara" (chitarra e percussioni), Sanou Ag Ahmed (chitarra) e Danilo Gallo dei Guano Padano (basso).
La ricerca musicale di Sainkho Namtchylak si muove tra i due poli, solo apparentemente opposti, della tradizione popolare e della sperimentazione d’avanguardia.
Sainkho Namtchylak, discendente di una famiglia nomade della regione di Tuva, Siberia centro-meridionale, si forma musicalmente all’università locale, per poi perfezionarsi nell’ateneo moscovita. L’oggetto privilegiato dei suoi studi sono le tradizioni musicali siberiane contadine, sciamaniche e lamaiste. Esordisce come cantante nel Tuvan State Folk Ensemble Sayani, per poi dedicarsi all’interpretazione dei musicisti e compositori sovietici più interessati alla contaminazione. Fa parte anche del gruppo Tri-O, con il quale raggiunge la popolarità nel panorama musicale occidentale più attento alla sperimentazione. La sua tecnica vocale sfrutta il tradizionale canto diplofonico, tipico dell’Asia centrale (caratteristico, ad esempio, della tradizione mongola), che consiste nell’emissione contemporanea di due suoni distinti, uno più grave e uno più acuto. Il canto tuvano diplofonico si differenzia dalla più nota versione mongola per una maggiore asprezza e gutturalità, che sfocia in suoni sorprendenti per il loro carattere quasi sovrannaturale. Gli stretti legami che intercorrono a Tuva tra il canto tradizionale e la cultura sciamanica, ne fanno musa ispiratrice per il movimento new age, per il quale diviene punto di riferimento.
…tutto ciò che è nuovo, non è altro che qualcosa che proviene dal passato e che è stato dimenticato. Non c’è mai nulla di completamente nuovo. Nell’arte in particolare sembra tutto innovativo, ma, in realtà, c’è sempre un vecchio decoro all’interno di ogni espressione. Per me non c’è una profonda distinzione tra la tradizione e la modernità, esiste bensì qualcosa che possiamo definire i colori, i disegni, i differenti materiali, che vengono combinati. Tradizione significa conservare la storia dentro di sé, modernità invece trovare un nuovo aspetto, un nuovo vestito alla tradizione... (Sainkho Namtchylak)
Liya Ag Ablil alias Diara, già fondatore dei Tinariwen e dei Terakaft, è l’anima più rock’n’roll del movimento musicale maliano noto sotto il nome di “blues del deserto”. Diara è un vecchio guerriero (non è una metafora, ha davvero combattuto la guerra civile durante la ribellione dei Tuareg contro il governo maliano) la cui unica arma è ormai l'inseparabile Fender Stratocaster. Le chitarre sono un'arma molto più potente, dice, sono loro la guida nel cuore di un artista, non il desiderio di versare il sangue di qualsiasi nemico. Si narra che ascoltando per la prima volta Sticky fingers dei Rolling Stones abbia commentato …ah, sì, questi ragazzi sono molto buoni e hanno un chitarrista che suona un po' come noi. Come si chiama? Keith Richards? Lo terrò a mente…
Alla base del suo blues-rock ipnotico e contagioso c'è un mix, tutt'altro che banale, di folklore tuareg e strumenti della tradizione occidentale. Difficile resistere alla sua musica: d'impatto e senza confini, proprio come il deserto nel quale è nata.
...Terakaft (così come Tinariwen, e i suoi colleghi nigeriani Tamikrest Etran Finatawa) sono i migliori esempi del blues del deserto, una musica aspra e ripetitiva, strutturata con una chiamata e il canto di risposta [...] Bono stesso ha confessato d'essere rimasto "scioccato" dal loro suono durante i mesi in cui gli U2 vivevano a Fez per preparare il loro album No line on the horizon... (El pais)
Mi sembra logico che un uomo come Bono apprezzi il nostro lavoro, ma il nostro riferimento in materia di impegno artistico sarà sempre Fela Kuti. (Liya Ag Ablil “Diara”)
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