THE DECEMBERISTS: manca poco all'appuntamento live della band in programma per il primo marzo ai Magazzini Generali di Milano! Video ufficiale di Make You Better
Hub Factory
presenta:
THE DECEMBERISTS
– unica data italiana -
01 marzo 2015
Magazzini Generali, MILANO
Ingresso 25 € + ddp
Biglietti in vendita su www.hubmusicfactory.com e sui circuiti di prevendita BookingShow, Vivaticket e Ticketone.
Sito ufficiale: http://www.decemberists.com/
Info al pubblico: www.hubmusicfactory.com
Si avvicina la serata milanese di The Decemebrists: un unico appuntamento live in programma per il 1 marzo ai Magazzini Generali di Milano! In occasione del concerto la band presenterà dal vivo il nuovo album 'What A Terrible World, What A Beautiful World' uscito lo scorso 20 gennaio.
I biglietti molto richiesti sono al momento ancora in vendita su www.hubmusicfactory.com e sui circuiti di prevendita BookingShow, Vivaticket e Ticketone.
Guarda qui sotto 'Make You Better' dal nuovo album, il video ufficiale directed by Bill Fishman and produced by Brett Kerr.
Ha fatto di recente scalpore la performance di Colin Meloy: con una chitarra a tracolla per le strade di New York City, alle spalle un grande murales che ritrae la copertina del nuovo album, poco tempo a disposizione e una manciata di brani suonati di fronte agli occhi di increduli passanti. E’ stato presentato così “What a Terrible World, What a Beautiful World”, il settimo album in studio della band, degno successore di “The King Is Dead” pubblicato nel 2011.
“In qualche modo, ci sono voluti ben quattro anni per fare questo album” afferma Colin Meloy, frontman, principale compositore e vero e proprio faro guida dei The Decemberists. “Attraversavamo un periodo di pausa, quindi avevamo tutto il tempo che avremmo potuto volere, niente impegni, nessun tour e nemmeno aspettative”.
Con la possibilità di lavorare secondo i propri tempi, il lavoro che ne è risultato, What a Terrible World, What a Beautiful World, è sicuramente il più dinamico ed intraprendente della storia della band, sia a livello musicale che emozionale.
I The Decemberists sono da sempre famosi per il loro senso dell’ambizione e del rischio, a cominciare dalle prime registrazioni - come “The Tain”, singolo del 2004 di oltre diciotto minuti basato su di un mito irlandese o come gli ultimi tre album tematici: “The Crane Wife”, “The Hazards of Love” e “The King is Dead”. Questa volta, tuttavia, Meloy racconta che la band ha avuto un approccio diverso: “Facciamo in modo che le canzoni siano buone, il disco poi si presenterà da solo”.
I The Decemberists - Meloy, Chris Funk (chitarre), Jenny Conlee (tastiere), Nate Query (basso), e John Moen (batteria) – nonostante avessero annunciato una pausa dopo il tour promozionale di “The King is Dead”, non sono mai riusciti a stare veramente fermi: hanno pubblicato un EP di inediti dal titolo “Long Live The King”, hanno contribuito alla canzone “One Engine” per la colonna sonora di Hunger Games e hanno pubblicato anche “We All Raise Our Voices to the Air”, album live che documenta la loro incredibile intensità sul palco. Ma non è tutto: hanno avuto l’onore di apparire in forma animata in un episodio dei Simpsons e si sono esibiti nell’episodio finale della sesta stagione di Parks and Recreation.
Meloy inoltre, è stato impegnato nella pubblicazione di una trilogia per bambini “Wildwood”: una saga di 1500 pagine illustrata dalla moglie Carson Ellis.
Dopo il successo di “The King Is Dead”, entrato nella classifica Billboard alla numero uno e guadagnato una candidatura al Grammys per la Best Rock Song con la canzone “Down by the Water”, Meloy desiderava trascorrere del tempo con la propria famiglia. Ma i fan della band non hanno dovuto attendere molto prima di un ritorno ufficiale della band, dal momento che già nel 2013 i The Decemberists hanno pianificato di tornare insieme in studio per pensare al nuovo materiale, senza ambizioni o aspettative: “Solitamente prenotiamo quattro o cinque settimane nello studio di registrazione e spariamo fuori tutto il disco, questa volta, però, abbiamo cominciato prenotando solo per tre giorni, senza sapere cosa avremmo registrato” racconta Meloy “Non avevamo un obiettivo o una direzione precisa da seguire, volevamo semplicemente vedere che cosa ne sarebbe uscito. Abbiamo registrato ‘Lake Song’ il primo giorno, e poi ancora altre due canzoni nei giorni successivi. Lo spirito di quei giorni in studio ha però influenzato tutto quello che è venuto fuori in seguito”.
Si sono poi incontrati nuovamente in autunno e hanno aggiunto altre canzoni. Gradualmente, nell’arco di un anno e mezzo, l’album ha iniziato a prendere forma. La prima cosa che saltava all’occhio era la composizione sonora più ricca e piena. “C’era una grandiosità nelle canzoni, sotto molti punti di vista” afferma Meloy, citando la collaborazione del 1977 tra Leonard Cohen e Phil Spector, Death of a Ladies’ Man, come un punto di riferimento. “Stavamo sovrapponendo strutture diverse, aggiungendo corde e cori specifici: le prime canzoni hanno definito lo standard del disco creando i toni che abbiamo poi seguito”. Senza una deadline, i The Decemberists hanno potuto esplorare ogni canzone fino in fondo. “Di solito devi lasciar da parte qualche canzone, per via dei tempi, ma stavolta nulla è stato messo nella lista dei b-side, ad ogni pezzo è stato dato il giusto spazio. E questo si rivela sia positivo che negativo, perché alla fine ci siamo ritrovati con 18 canzoni, ognuna delle quali ha i propri sostenitori e i propri detrattori”.
Alla fine, What a Terrible World, What a Beautiful World ha trovato la sua forma definitiva, un distillato di tutte le cose positive della band. Un nuovo metodo di lavoro ha portato ad un rinnovato spirito positivo, un nuovo capitolo per i The Decemberists che sono pronti a portare sui palchi di tutto il mondo per la prova dal vivo!
“Non ho mai convissuto così a lungo con un album, documentando i miei spostamenti e i miei cambiamenti come compositore, consapevole del tempo che scorre. C’è qualcosa di profondamente liberatorio nel creare musica senza assolutamente nessun progetto, ma semplicemente lasciando che le canzoni si formino autonomamente”.