Lao Kouyate con la sua nuova band: venerdì 2 giugno 2017 al Magazzino sul Po, Torino
Lao Kouyate, per la prima volta accompagnato dalla sua nuova band, il 02 giugno al MAgazzino sul Po di Torino: non sarà necessaria la tessera Arci in quanto l'evento rientra nel progetto "E..state ai Murazzi, Stile Balneare" patrocinato dalla Circoscrizione 1 di Torino. Video di Lao Kouyate - Bamba Jam 2017.
Magazzino sul Po "Stile Balneare"
presenta
Lao Kouyate
per la prima volta accompagnato dalla sua nuova band
Venerdì 2 giugno 2017 - Magazzino sul Po - Torino
Ingresso 8 euro
Non sarà necessaria la tessera Arci in quanto l'evento rientra nel progetto "E..state ai Murazzi, Stile Balneare" patrocinato dalla Circoscrizione 1 di Torino.
Info evento "E..state ai Murazzi, Stile Balneare", qui : https://www.facebook.com/events/1946200892257988
Link:
Video di Lao Kouyate - Bamba Jam 2017, qui sotto
Info: https://laokouyate.wordpress.com/
Lao Kouyate
Passione afro
Esistono artisti che hanno la capacità di far germogliare il seme della curiosità, ed esistono grandi artisti che, senza togliere nulla al valore dei primi, ti portano da subito oltre, sul terreno di una emozione "a pelle" che apre la strada ad una vera e propria passione verso il mondo che rappresentano. Lao Kouyate è uno di questi. Tanto per fare un esempio, chi non ricorda il grande impatto che ebbero sul mondo intero i sudafricani Ladysmith Black Mambazo ? Sono passati 30 anni esatti da quando Paul Simon li rivelò al grande pubblico internazionale grazie a quel formidabile e potentissimo album/capolavoro che è "Graceland". Aprirono alla conoscenza universale solo un piccolo spicchio della cultura musicale africana, uno scrigno immenso i cui tesori, oggi lo sappiamo, sono così numerosi quanto gli Stati del continente, le culture, le etnie, le radici, addirittura le singole tribù: una miriade di stili, generi, sottogeneri, contaminazioni che offrono un ventaglio di suoni, canzoni, lingue, canti, danze, ritmi, poliritmi, scale, timbri, melodie e strumenti che vorresti avere cento vite per conoscerli tutti. Ma quando ti imbatti in un talento come Lao Kouyate che ti invita generosamente ad entrare nel suo mondo, non devi far altro che gioirne e pensare che hai aggiunto un importante tassello alla tua cultura musicale.
Certo Lao non ha avuto l'occasione di incontrare sulla sua strada uno sponsor artistico di fama planetaria come Paul Simon: lui la sua strada l'ha percorsa metro dopo metro con fatica, attraverso scelte coraggiose, seguendo itinerari dettati dal desiderio di far conoscere la sua arte in quei contesti dove la sua idea di modernizzare acquisizioni millenarie potesse trovare ascolto. Già, perché Lao Kouyate non è solo un musicista djeli come suggerisce il suo stesso cognome che identifica la casta di chi perpetua le tradizioni musicali in Senegal: è un griot, ovvero un poeta e cantore, un "maestro della parola", che svolge il ruolo di conservare la memoria degli antenati. In passato questa era considerata addirittura una figura istituzionale, una sorta di ambasciatore a cui affidare la storia del proprio popolo, la sua testimonianza vivente. Per capire, quello che nella cultura occidentale era il bardo o il menestrello che si accompagnava con il liuto, lo strumento eletto. Gli strumenti di Lao si chiamano invece balafon, doumdumba, e soprattutto la sua inseparabile kora, lo strumento che ha modificato portando il numero delle corde da 21 a 44 e ampliandone a dismisura la sonorità: l'effetto nei concerti è quello di una vera e propria orchestra capace di ipnotizzare letteralmente il pubblico ( la versione elettrificata della kora, il gravikord, ha affascinato musicisti del calibro di Herbie Hancock ).
Lao Kouyate oggi può essere considerato il manifesto vivente dell'immenso potenziale che la musica africana può esprimere quando i suoi protagonisti, per le più diverse ragioni, diventano figli del mondo: la contaminazione diventa cibo per la mente, regola di vita e di espressione in un continuo gioco di dare e ricevere. Il talento e l'ispirazione fanno il resto, e sono le ovvie discriminanti tra un qualcosa che suona bene soltanto, e un altro qualcosa che suona bene con sentimento. Solo a questa necessaria condizione si può parlare del reale valore della sua world music, disinvolta scorribanda sulle ali del jazz contemporaneo, del reggae, del blues, del funky, delle raffinatezze lounge così come della contagiosa allegria pop di "Jamanà", il suo nuovo singolo, una sorta di rito liberatorio che ha nel movimento e nella danza il suo coreografico e coloratissimo effetto collaterale. [di Nicola Sisto]
Chi è Lao?
Dai canti griot a Jamanà
Di etnia mandinga, Lao Kouyate nasce nel 1970 a Thievallao, un piccolo villaggio della Casamance, nel sud del Senegal, da una famiglia di musicisti e cantanti griot. Non bisognerà aspettare molto per capire che Lao è una sorta di enfant prodige, tanto che a soli 14 anni dimostra di appartenere con onore alla casta di musicisti djeli che del resto il cognome della sua famiglia richiama per tradizione. Quella stessa tradizione che lo porta ad essere già nell'adolescenza un abile costruttore di Kore, una sorta di arpa-liuto, lo strumento principe della musica sub sahariana. Nel 1987 lascia il villaggio per la capitale Dakar dove si guadagna da vivere come musicista di strada e come costruttore di Kore che inizia a personalizzare aumentando il numero delle corde e sperimentando vari tipi di accordatura. Entra a far parte di diversi gruppi, il più importante dei quali è il collettivo musicale Alabatu che gli dà una certa notorietà a livello locale. Nel 1993 va in Guinea dove lega il suo nome ad una miriade di artisti di primo piano. Dopo questa formativa esperienza, ritorna nel suo Senegal per iniziare una lunga stagione ricca di soddisfazioni che lo porterà in contatto con il gotha della musica africana: un nome su tutti quello di Youssou N’Dour che lo vuole come autore e arrangiatore dell'album di esordio della danzatrice Fatou Laobe da lui prodotta. L'album è un successo e questo apre a Lao altre grandi opportunità come la proposta del gruppo senegalese Dougou Fana di fare una lunga tournée europea di sei mesi. Siamo ormai nel 2001 e la notorietà di cui Lou Kouyate gode negli ambienti musicali "che contano", lo porta sui palcoscenici di Germania, Austria, Belgio, Svizzera e alla "consacrazione" al Festival di Montreux. Tony Bowers, il bassista dei Simply Red, lo chiama nella produzione dell'album di Tuvana Sainkho, collaborazione dalla quale nasce una solida amicizia che dura tuttora. Arriva quindi in Italia per unirsi al gruppo reggae dei Jamana, e rimane nel nostro paese per circa dieci anni. Una lunga esperienza dove entrano nomi come Mau Mau, Anna Oxa, il grande sassofonista Guido Bombardieri, e Mauro Pagani che lo coinvolge nella realizzazione delle musiche del film "L'ultimo Pulcinella" con Massimo Ranieri per la regia di Maurizio Scaparro. A Roma l'Accademia Nazionale di Danza affida all'accompagnamento della sua Kora una memorabile performance del Corpo di Ballo di Danza Classica; parallelamente la sua attività live nei contesti più accreditati non conosce sosta. L'Italia è anche il paese che offre a Lao Kouyate la possibilità di esaudire il sogno di un disco tutto suo: nel 2005 incide per la casa discografica Felmay di Torino “Pourquoi tout ça”, un inno all'amore e all'amicizia, al quale segue nel 2006 "Naalou", un cd di otto brani cantati in wolof, mandingo e dialetto della popolazione peul (una etnia nomade dell'Africa occidentale ) dedicato a sua madre Fatou e idealmente a tutte le donne. Nel 2011 si trasferisce a Tolosa, in Francia, dove la sua attività live e di collaborazioni continua a pieno ritmo accompagnata da altri titoli discografici: del 2013 è l'album "Sunu7" , mentre il suo nuovo singolo di prossima uscita "Jamanà" è candidato ad entrare nelle playlist della prestigiosa label Buddha Bar.
Info:
Magazzino sul Po, Murazzi del Po lato sinistro Torino
Inizio concerti ore 21:00
Ingresso gratuito senza tessera Arci
https://www.facebook.com/magazzinosulpotorino/